Lezione 11 - Un discorso doloroso

Italian Lesson 11

 

Lezione n°11

 

 

 

Un discorso doloroso

 

 

 

Halachà:

 

 

 

La Torà ci dice: “Non offendetevi l’uno con l’altro e dimostrerete il vostro timore per Ha-shem” (Vayichà 259. Da questo passo, il Chazal insegna che, proprio come ci è proibito di far del male alla gente finanziariamente defraudandola nelle lezioni d’affari, così allo stesso modo è proibito far del male alla gente con le parole. La Ghemarà stabilisce che far del male agli altri in parecchi modi con le parole è una trasgressione più grave che ingannarli finanziariamente. Il denaro preso fraudolentemente può essere restituito; ma i sentimenti di offesa non si possono mai riparare. La frode colpisce solo ciò che appartiene a una persona; ma ferire con le parole colpisce la persona stessa.

 

 

 

Il primo obbligo di non far del male è di trattenersi dal dire intenzionalmente o fare cose che farebbero vergognare o causerebbero una pena a un altro ebreo. Questo comprende qualsiasi parola o azione che metta in imbarazzo, umili, spaventi, adiri, colpisca o causi sofferenza ad un’altra persona. In altre parole, qualsiasi cosa che potrebbe causare all’altra persona un sentimento spiacevole sarebbe proibito. La proibizione si applica ugualmente sia ai bambini che agli adulti.

 

 

 

Sebbene l’obbligo più grande  di non far del male sia causare una ferita intenzionalmente, noi dovremmo stare attenti a mantenere una distanza da qualsiasi cosa che potrebbe condurci a causare sofferenza ad un’altra persona, anche inavvertitamente. Alcuni esempi di “offese senza pensarci” comprendono disturbare il sonno di qualcuno, fumare o sputare in compagnia di altri, o prendere il posto di un altro in una fila. Altri esempi sono presentati in una lunghissima Shemonè Esrè in un posto che blocca gli altri dal fare passi indietro o sedersi o aprire una finestra in un autobus in una giornata fredda quando la maggior parte della gente preferirebbe che fosse chiusa.

 

 

 

(Stralci dal Codice di Comportamento Ebraico di Rabbi Yitzchak Silver).

 

 

 

STORIA: (basata su un fatto vero)

 

 

 

L’eccitazione riempiva l’aria del nostro edificio per le importanti notizie del fidanzamento della figlia di una nostra vicina.

 

 

 

Mentre passavano le settimane, le nozze stavano avvicinandosi velocemente e gli amici stretti erano affaccendati a predisporre le Sette Berachot.

 

 

 

“Allora, come posso partecipare?” Talia, una vicina, mi disse, sapendo che io ero una delle coordinatrici.

 

 

 

“Oh, non preoccuparti per questo. Abbiamo già tutto sotto controllo”, io le risposi.

 

 

 

“Ma questo sarebbe un mio piacere! Posso fare un dessert, un’insalata, una treccia di ch’allah, tutto quello che può servire!” rispose la mia vicina.

 

 

 

“Veramente, va tutto bene. Noi ci siamo già divise gli incarichi e ci siamo prese cura di tutto. Ma mi piacerebbe che tu e tuo marito veniste alla festa. Penso che Rachel farà le telefonate stasera così lei ti informerà su tutti i dettagli”.

 

 

 

“Okay”, Talia rispose. “Se tu e le altre coordinatrici cambiate idea, per favore fatemelo sapere”.

 

 

 

Io dimenticai la nostra conversazione e continuai il mio lavoro per tutto il

 

giorno. Più tardi quella sera, mentre stava rilassandomi con una tazza di te, il mio telefono suonò. Era Talia.

 

 

 

“Io sono stata onesta con te, veramente mi sento…”. Ci fu un silenzio dall’altra parte del filo per alcuni secondi, poi un soffio, poi un grido ovvio.

 

 

 

“Cosa c’è, Talia? E’ successo qualcosa di male?”chiesi.

 

 

 

“Si, e veramente è tempo che io finalmente parli. Ho vissuto in questo edificio per cinque anni ora, e anche se trovo che tutti siano speciali in così tanti modi, mi pare che ci sia un certo livello di arroganza che va avanti. Perché tutti sentono di aver “diritto” a una festa?E così cosa importa se il menù sarà così o cosà? Se una vicina chiama e si offre di partecipare alla festa, c osa ci perde uno o l’altro se facesse in modo che quella persona si senta voluta, necessaria, e una parte della festa anche lei? Tutte le volte che mi sento unita fino a un certo livello alle donne del palazzo, non mi sono mai sentita veramente di essere accettata nel “circolo più stretto”. Quando ho sentito della nuova festa del palazzo, ho pensato che sarebbe statta un’occasione meravigliosa per stare insieme come un gruppo unito e partecipare insieme. Invece, sono stata liquidata con una risposta che voleva dire: “grazie, ma grazie no”. Mi ha fatto sentire isolata un’altra volta. Veramente vorrei che ci fosse più sensibilità e meno importanza per il cibo, l’addobbo e l’ambiente”.

 

 

 

Rimasta in uno stato di shock, chiesi scusa e dissi che non volevo fare niente di male. Non sapevo cosa altro dirle. Poiché ero stata presa di sorpresa, velocemente finii la conversazione e chiamai la mia sorella maggiore. Le spiegai cosa era successo e dopo un’ora lei era in grado di farmi capire che forse la mia vicina aveva un punto di vista e che anche oltre a questo, se io dovessi veramente scavare più a fondo, probabilmente mi sarei accorta di sentire dentro di me un certo livello di soddisfazione se dicevo no alla gente perché questo mi dava un senso di controllo sul fatto che io avessi il potere di prendere “le decisioni”. Se volevo veramente essere onesta con me stessa avrei potuto vedere che io qualche volta mandavo messaggi agli altri che avrebbero potuto andare di traverso perché erano confusi e anche insultanti.

 

 

 

Dopo essere giunta alla chiarificazione sulle mie intenzioni e sul modo come mi ero comportata, chiamai la mia vicina Talia e sinceramente le chiesi scusa. La ringrazia perché si era dimostrata aperta e onesta con me e le feci notare una possibilità che io e le altre nostre vicine avevamo bisogno di andare avanti col lavoro. Io ora veramente penso alle prossime feste del nostro palazzo e all’amicizia e la buona volontà che si possono creare procedendo su questa via.

 

 

 

Discussione sulle opzioni della domanda:

 

 

 

Fin o a che punto una persona dovrebbe controllare le sue parole verso individui sensibili che hanno necessità emotive differenti dalle proprie?

 

 

 

Quando siamo presi dall’urgenza di insultare, di imbarazzare o di umiliare qualcun altro, questo è “sempre” un segno che noi stiamo soffrendo  in qualche modo? Un discorso doloroso è sempre giustificato?

 

 

 

Come fa uno a diventare più consapevole dell’effetto delle sue parole sulle persone con le quali parla?

 

 

 

Prolungamento nella settimana:

 

 

 

Prima di sfogarsi contro qualcuno, tranquillamente conta fino a 10, e domandati: “Io veramente so cosa questa persona mi sta dicendo”?

 

 

 

Noi ci stiamo prolungando in Haavat Israel insieme per creare dei meriti per il Klal Israel in questi tempi urgenti.

 

 

 

Ripasso:

 

 

 

Il prolungamento della settimana nella settimana scorsa era: prima di scagliarti contro qualcuno, tranquillamente conta fino a 10, e domandati: ”io veramente so cosa questa persona mi sta dicendo”?

 

 

 

Per favore, permetti a UNA persona di condividere la sua esperienza con questo esercizio per UN minuto.

 

 

 

 

 

 

 

Stretch Of The Week